lunedì 9 marzo 2009

La ferita primaria




E' un libro che ho appena finito di leggere che analizza principalmente il forte legame che esiste tra un bimbo piccolo e la propria madre, la ferita inconscia che si crea quando questo bambino viene strappato dalla sua primaria fonte di sicurezza.
Un brano che mi ha però colpita e che di seguito riporto, parla anche dei bambini che non hanno potuto avere relazioni simbiotiche con la propria mamma per pratiche mediche oppure questioni di lavoro.
Riporto senza commentare ciò che l'autrice afferma. Io ho già una mia opinione a riguardo, voi che ne pensate?

"I bambini che potrebbero mostrare alcuni dei problemi esposti sono quelli che crescono in famiglie con problemi, figli di divorziati. Un gruppo di cui è difficile parlare, ma che può avere un impatto significativo sulla società nel prossimo futuro, è quello dei bambini che sono letteralmente cresciuti in nidi, asili o centri d'infanzia. Il bisogno di lavorare delle madri, e in più il loro desiderio di lealizzarsi, può mettere a rischio i figli. Le donne hanno certamente il diritto di essere tutto quello che vogliono, ma non a spese dei loro bambini. Quando si ha o si adotta un figlio, si ha la responsabilità di nutrirlo e di prendersene cura. Avere qualcun' altro che lo fa al posto nostro, a mio parere, compromette la salute emotiva del bambino. Questo significa quasi sempre che i genitori devono fare alcuni sacrifici per i loro figli.
Se credo che la responsabilità dell'accudimento primario spetti alla madre piuttosto che al padre? La risposta è sì, almeno durante i primi due anni.
....Alcune donne si risentiranno perchè ho attribuito loro così tanta responsabilità, ma rimarrò ferma in questa convinzione sia come madre che come psicoterapista....Il senso di sicurezza del bambino probabilmente ha poco a che vedere con la sua condizione socioeconomica. Piuttosto il suo senso di sicurezza può dipendere dalla sua prima relazione con la madre e dalla sua successiva relazione con entrambi i genitori.
Moltissime donne ammettono questo conflitto e ne soffrono....Solo perchè noi non abbiamo scelta, questo non significa che i nostri figli non abbiano sentimenti.....i bambini hanno bisogno di poter parlare delle loro emozioni affinchè non vengano represse e non diventino ingestibili. Ascoltate i vostri figli oggi, così non dovrete pagare un terapeuta per farlo tra quindici o vent'anni!"

Andrei avanti ad oltranza, ma non posso riprodurre l'intero libro.
Ha sempre la pecca secondo me, di essere scritto da un'autrice americana, ma in questo caso è addentrata in un tipo di società verso la quale siamo molto prossimi e allora forse possiamo imparare ad eviare certi errori!!!

2 commenti:

Laura ha detto...

Sono d'accordo sul fatto di aver a cuore le esigenze del bambino e considerarle prioritarie, ma non sul fatto che questa scrittrice sembra voglia creare un senso di colpa nelle mamme che non trascorrono il 100% del loro tempo coi propri figli (e i sensi di colpa sono proprio quello che non ci mancano, solitamente..)
Come sempre, penso che la virtu' stia nel mezzo. A questo proposito vorrei farti leggere questa definizione della maternita', pubblicata su uno dei miei blog preferiti:
http://sewliberated.typepad.com/sew_liberated/2009/03/motherhood-is-finding-balance.html

Heidi ha detto...

Laura, innanzitutto grazie di aver espresso le tua opinione,sono certamente convinta che non si può e non si deve trascorrere tutto il tempo con i nostri figli, sono altrettanto convinta che tante mamme con la scusa del lavoro lasciano i propri figli in mano a baby sitter, nonni o asili più del dovuto (purtroppo è la società e le scelte conformiste che ce lo impongono a volte)e ti posso assicurare che il risultato si vede proprio nei comportamenti dei loro bambini.
E' difficile oggi fare la mamma, la moglie e lavorare al tempo stesso, ma è anche doveroso fare delle scelte per il benessere della propria famiglia.